Numero 11

Novembre 2020

“I marmi Torlonia”
a Roma.

Passione per i capolavori

©FondazioneTorlonia, Ph Lorenzo De Masi

Mai come nell’antica Roma le sculture furono il principale ornamento urbano. Realizzate in marmi di ogni tipo o fuse in bronzo, le statue popolavano i Fori, i templi, le basiliche, i teatri, gli anfiteatri, e poi le terme, i circhi e i mercati. Un vero e proprio “paesaggio” che proseguiva fin dentro le abitazioni patrizie, i giardini delle ville e i ninfei, come ancora li vediamo a Pompei e a Tivoli.

Nel corso dei secoli, dopo la caduta dell’impero, questa passione statuaria non smise di suscitare l’interesse dell’aristocrazia italiana ed europea – da nord a sud – e tanto meno l’ammirazione degli artisti, che dal confronto con l’Antico trassero ogni possibile ispirazione. Non ultimi i collezionisti, i quali già in età rinascimentale e soprattutto barocca fecero a gara per impossessarsi di quanto veniva scavato e venduto sul mercato antiquariale.

©FondazioneTorlonia, Ph Lorenzo De Masi

A celebrare l’ultima delle grandi famiglie che della statuaria classica fecero una ragione di prestigio sociale, è la mostra I Marmi Torlonia. Collezionare capolavori, aperta dal 14 ottobre 2020 a villa Caffarelli nel complesso dei Musei Capitolini a Roma (fino al 29 giugno 2021). Sono esposte oltre 96 opere tra le 620 catalogate e appartenenti al museo che il principe Alessandro Torlonia aprì nel 1875 in un palazzo di Trastevere, poi trasformato in appartamenti. È dagli anni Settanta che le statue non erano più visibili al pubblico.

La scelta dei pezzi in mostra si deve a due tra i maggiori esperti, Salvatore Settis e Carlo Gasparri, mentre l’allestimento porta la firma di David Chipperfield Architects Milano. Nei quindici ambienti della villa Caffarelli le sculture sono collocate secondo cinque sezioni, ognuna dedicata a una fase della formazione della raccolta, partendo dai tempi più vicini a noi fino al nucleo primordiale. Dunque un percorso all’inverso, che vuole ricordare come il collezionismo romano si sia formato con continuità lungo i secoli, ma anche attraverso repentini cambi di mentalità e di sensibilità culturale. Il principe Alessandro Torlonia ebbe il merito di creare un museo come insieme di raccolte precedenti, quasi un gioco di scatole cinesi.

L’altissima qualità delle opere presentate rende conto dei vari stili utilizzati dagli antichi artisti romani. Si leggono l’influsso del classicismo greco nell’idea di perfezione e di proporzione anatomica, così pure l’estrema modernità del realismo nei busti e nei ritratti. Stupisce la carica quasi espressionistica dei bassorilievi e quella surreale dei vasi e delle erme. Sono registri differenti che ci parlano di un mondo molto lontano, eppure ancora presente in tutta la sua essenza. Come se il marmo si fosse trasformato in una materia viva.

ph. Oliver Astrologo – © Fondazione Torlonia, Electa, Bvlgari

ph. Oliver Astrologo – © Fondazione Torlonia, Electa, Bvlgari

ph torloniamarbles.it

Bianco Carrara

Non esiste al mondo un marmo più famoso e celebrato. Nell’immaginario collettivo il Bianco di Carrara è il marmo per eccellenza, l’archetipo dei materiali destinati all’arte e all’architettura. Basti ricordare la lunga serie di statue che popola i musei, gli edifici religiosi, i mausolei, ma anche le collezioni private, le gallerie e i laboratori di scultura. Tutti conoscono l’enorme importanza storica delle opere di Michelangelo, di Bernini o di Canova, che del Bianco di Carrara furono i massimi interpreti e utilizzatori. Anche gli architetti, da Leon Battista Alberti, a Vasari a Palladio, lo impiegarono e ne esaltarono le insuperabili qualità.

Sono le caratteristiche della composizione mineralogica a fare del Bianco di Carrara uno dei marmi più pregiati e richiesti. La roccia metamorfica è formata da microscopici cristalli di carbonato di calcio, la cui compattezza omogenea brilla immediatamente alla vista. Quando le venature del fondo sono quasi assenti, si parla del notissimo marmo statuario, per l’appunto usato in chiave scultorea fin dalla Roma dei Cesari e poi da tutti i più grandi artisti del Rinascimento e del Barocco.

Estratto nelle cave delle Alpi Apuane, oggi il Bianco di Carrara è impiegato in ogni parte del mondo. Dai rivestimenti ai pavimenti, dagli elementi decorativi ai dettagli d’arredo spicca per la nobiltà delle campiture e l’effetto di morbida brillantezza. Quando levigato e lucidato mostra tutta l’eleganza della sua luminosità; se lasciato al naturale accompagna le sorgenti di luce con vibrazioni di grande impatto plastico. Come ai tempi di Michelangelo, il Bianco di Carrara è sinonimo di eleganza e raffinatezza.

In campo architettonico gli esempi non si contano. Proprio nei tempi più recenti il connubio tra le superfici chiare, la trasparenza del vetro e la potenza del metallo crea un paesaggio artificiale di indubbio fascino. A partire dai maestri del Moderno le sperimentazioni sono proseguite con episodi mirabili, talvolta capolavori assoluti. Forse è il richiamo delle cave Apuane, o forse il mistero di un materiale così nobile a coinvolgere l’estro compositivo dei maggiori protagonisti della scena progettuale contemporanea.

È soprattutto negli interventi di restauro e di riconfigurazione degli spazi interni che il Bianco di Carrara diventa un protagonista di primo piano. La continuità con la millenaria tradizione italiana vede in Marmi Ghirardi uno dei più attenti interpreti grazie all’esperienza e alla sapienza artigianale. Come si vede, tra i molti esempi, nei recenti interventi nella Chiesa di St. Stephen a East Grand Rapids in Michigan (USA) e nella St. John Baptist Cathedral a Paterson nel New Jersey (USA), Marmi Ghirardi ha saputo combinare la valorizzazione del Bianco di Carrara con l’ineccepibile cura di tutte le fasi esecutive. Un risultato che conferma la professionalità e la maestria di una lunga esperienza sul campo.

La cittadella della salute

Il progetto nasce a seguito della trasformazione del Villaggio Atletico realizzato per i Giochi Asiatici in Qatar nel 2006. È ora uno dei più grandi centri medici in Medio Oriente.

Situato in un’area di 63,5 ettari nella città di Doha, è una cittadella medica all’avanguardia che coinvolge quattro ospedali (pediatrico, medicina fisica e riabilitazione e struttura infermieristica specializzata) per un totale di 1,100 posti letto.

Luogo

Hamad Medical Center
Doha, Qatar

Architectural design

Fedcon (Federation of Design and Construction Services)
Thailand

 

Stone contractor

Ghirardi team
Italy

Materiali

Botticino Classico

 

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