Numero 6

Marzo 2020

La pietra:
moderna tradizione.

Dagli inizi del ‘900 la pietra ha perso l’antica funzione strutturale, eppure è cresciuto il suo impiego nell’architettura moderna. Non più considerati in chiave portante, i materiali lapidei sono diventati i principali elementi nel rivestimento degli edifici: dalle facciate alle pavimentazioni, dalle finiture parietali all’interior design. La città contemporanea appare come un paesaggio in cui il ferro, il vetro e la pietra dialogano secondo nuove soluzioni progettuali.

Tra i pionieri del “principio del rivestimento” l’architetto austriaco Adolf Loos fece largo uso di marmi preziosi come superfici neutre e prive di ornamenti. Opere quali la villa Karma a Ginevra (1903-6) e la Michaelerhaus a Vienna (1909-11) influirono sulla visione artistica di altri maestri, fra cui Josef Hoffmann nel palazzo Stoclet a Bruxelles (1905-11). Mies van der Rohe inserì il travertino, l’onice dorato e il marmo verde nel celeberrimo padiglione di Barcellona (1929) e nella casa Tugendhat a Brno (1928-30). Con queste architetture nasce l’estetica del Moderno e si consolida un’inedita sensibilità verso i valori della pietra.

villa Karma a Ginevra

Adolf Loos, villa Karma a Ginevra

palazzo Stoclet a Bruxelles

Josef Hoffmann, palazzo Stoclet a Bruxelles

casa Tugendhat a Brno

Mies van der Rohe, casa Tugendhat a Brno

La grande varietà di materiali lapidei presenti in Italia spiega la diffusione dei rivestimenti nel periodo dell’architettura razionalista. Giuseppe Terragni immaginò la Casa del Fascio a Como (1932) come una rarefatta geometria in marmo di Botticino, completando gli interni con il marmo di Trani e il marmo nero del Belgio. Adalberto Libera utilizzò il travertino per il Palazzo dei Congressi all’EUR di Roma (1938), e questa soluzione fu adottata anche nel coevo Palazzo della Civiltà Italiana (più noto come “Colosseo quadrato”) degli architetti Guerrini, Lapadula e Romano. Nella Stazione di Santa Maria Novella a Firenze (1932) Giovanni Michelucci fece dialogare le pietre dei rivestimenti con la città storica. La cosiddetta “pietra forte” del prospetto bugnato si accompagna negli interni al marmo bianco apuano, al marmo rosso Amiata, al travertino di Rapolano, al giallo di Siena e al serpentino alpino. Anche Giuseppe Vaccaro nel Palazzo delle Poste di Napoli (1933-36) giocò sulla bicromia del rivestimento esterno grazie alla Diorite di Baveno e il marmo di Valle Strona.

I nuovi modi del vivere collettivo richiedono spazi che combinano la tradizione con la sperimentazione: dai grandi musei ai grattacieli, dagli impianti sportivi ai centri commerciali. L’architettura contemporanea considera il rivestimento come una “pelle” tecnologica, e i maggiori progettisti valorizzano l’uso della pietra con un appropriato senso dell’identità urbana. Così Renzo Piano (Fondazione Beyeler a Riehen), Frank O. Gehry (Guggenheim Museum a Bilbao), Álvaro Siza (Padiglione Expo ’98 a Lisbona), Peter Zumthor (Terme di Vals), Norman Foster (Aeroporto di Beijin). Anche gli spazi dell’abitare sono considerati una sorta di “abito” personalizzato, dunque l’antica nobiltà dei marmi e dei graniti si combina con gli stili di vita e l’esigenza di comfort nell’esistenza quotidiana.

Palazzo della Civiltà Italiana, Roma

Guerrini, Lapadula e Romano, Palazzo della Civiltà Italiana a Roma

Stazione di Santa Maria Novella a Firenze

Giovanni Michelucci, Stazione di Santa Maria Novella a Firenze

Palazzo delle Poste di Napoli

Giuseppe Vaccaro, Palazzo delle Poste di Napoli

I nuovi modi del vivere collettivo richiedono spazi che combinano la tradizione con la sperimentazione: dai grandi musei ai grattacieli, dagli impianti sportivi ai centri commerciali. L’architettura contemporanea considera il rivestimento come una “pelle” tecnologica, e i maggiori progettisti valorizzano l’uso della pietra con un appropriato senso dell’identità urbana. Così Renzo Piano (Fondazione Beyeler a Riehen), Frank O. Gehry (Guggenheim Museum a Bilbao), Álvaro Siza (Padiglione Expo ’98 a Lisbona), Peter Zumthor (Terme di Vals), Norman Foster (Aeroporto di Beijin). Anche gli spazi dell’abitare sono considerati una sorta di “abito” personalizzato, dunque l’antica nobiltà dei marmi e dei graniti si combina con gli stili di vita e l’esigenza di comfort nell’esistenza quotidiana.

Nel blu della “Pierre bleue”.

La pierre bleue o “Pietra Blu” è una roccia calcarea di origine sedimentaria che si ricava dal sottosuolo belga, precisamente nel bacino di Soignies. Prende il nome dalle sfumature bluastre che compaiono con alcuni tipi di lavorazione, ma all’origine si presenta come un materiale di colore grigio.

Appena tagliata, la pierre bleue mostra un effetto scintillante alla luce per la presenza di fossili organici (coralli e conchiglie), che spiccano tra i cristalli di calcite dello sfondo scuro e che risaltano con una punteggiatura più chiara.

La natura molto compatta della pierre bleue, unita alla sua notevole resistenza, spiega l’utilizzo secolare nell’architettura regionale belga. Tra i maggiori esempi vi sono le Galeries Royales Saint-Hubert a Bruxelles, realizzate a metà dell’800, ed è a partire dalla fine del secolo che inizia l’esportazione della pierre bleue in tutto il mondo.

Con l’Art Nouveau proprio gli architetti belgi – da Victor Horta a Paul Hankar – fanno conoscere le potenzialità del materiale, sia nella lavorazione scultorea che nell’applicazione ornamentale. Questa lunga tradizione continua ai nostri giorni, come si vede in un’architettura di grande impatto visivo quale la Stazione ferroviaria Liège-Guillemins, progettata nel 2009 da Santiago Calatrava.

Le attuali tecnologie consentono vari tipi di trattamento della pierre bleue, il che si traduce in una vasta gamma di tonalità per le più varie applicazioni. Se la levigatura della superficie esalta il colore originario, la lucidatura accentua e scurisce il fondo nero mettendo in risalto la trama fossile della puntinatura bianca. Anche la bocciardatura – sia fine che grossa – produce un effetto di uniformità nei toni del grigio, combinando la densità dei punti chiari in rilievo con la base più scura. La finitura fiammata, ottenuta con un getto ad alta temperatura, rende la superficie leggermente ruvida e valorizza la colorazione omogenea. Altre lavorazioni meccaniche ricorrono all’incisione della superficie con rigature di varie forme e misure, più o meno profonde.

Le ottime prestazioni della pierre bleue consentono l’impiego in ogni condizione climatica tanto negli esterni quanto negli interni. La facile lavorabilità manuale e a macchina permette di sperimentare nuove soluzioni in chiave edilizia e nell’interior design. Infatti la struttura compatta del materiale, insieme alla resistenza agli agenti atmosferici, all’impermeabilità e alla facilità di pulizia, è indicata per le pavimentazioni, i rivestimenti a parete, le superfici antiscivolo nei bordi piscine, i bagni e i piani di lavoro in cucina.

All’EMA
l’Italia c’è.

European Medicines Agency

Amsterdam, Netherlands

In seguito alla cosiddetta Brexit, la sede dell’EMA (European Medicines Agency) è stata trasferita da Londra ad Amsterdam Zuidas, il quartiere finanziario a sud della città storica.

Dopo una controversa disputa sull’assegnazione del nuovo paese ospitante (Milano per l’Italia si era proposta in alternativa ad Amsterdam), l’edificio è stato costruito in tempi record: 18 mesi a partire dal contratto del marzo 2018.

Marmi Ghirardi ha partecipato alla fornitura degli elementi lapidei, per i quali è stato scelto la Pietra Blu del Belgio.

Il materiale, esaltato dalla levigatura, offre una tonalità quasi satinata che ne valorizza la struttura compatta e omogenea. Ma è nell’atrio che la Pietra Blu del Belgio, anche fiammata, diventa protagonista di un effetto scenografico, poiché letteralmente si “arrampica” nel giardino verticale ideato da OKRA.

 

 

EMA
EMA
EMA
EMA
EMA
Luogo

Amsterdam
Netherlands

Architectural design

Fokke van Dijk (RVB),
MVSA Architects,
OKRA Landscape Architects,
Fokkema & Partners Architects

 

Stone contractor

Ghirardi team
Italy

Materiali

Pierre bleue

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