Numero 15

Giugno 2021

Il parco archeologico di Brescia.

Cuore antico della città.

Nel cuore del centro storico di Brescia si estende il “Parco archeologico”, così definito perché comprende un insieme di architetture monumentali di epoca romana. È la parte più antica e suggestiva della città, valorizzata da un lungo processo di indagini, studi e restauri. Oggi si presenta come un tutt’uno, ma il percorso che ha portato alla forma attuale è stato graduale ed è ancora in atto.

Tutto nacque nel 1823, quando il pittore Luigi Basiletti e l’architetto Rodolfo Vantini iniziarono i sondaggi e gli scavi ai piedi del colle Cidneo. Nell’arco di pochi mesi affiorarono i ruderi e le tracce di un complesso di età imperiale. Subito si comprese che era il tempio capitolino dedicato a Giove, Giunone e Minerva eretto ai tempi di Vespasiano. Poco dopo, nel 1826, venne scoperta la famosa statua bronzea della “Vittoria alata”, che gettò nuova luce sulle radici romane di Brixia. Una volta ricomposta, la struttura del tempio fu destinata a sede del Museo Patrio. Nel frattempo gli scavi avevano coinvolto l’area del Teatro, anch’esso riportato all’originario ingombro spaziale. Prese corpo l’immagine complessiva dell’antico Foro e si comprese il rapporto con la Basilica posta all’estremità meridionale.

Negli anni 1937-38 la struttura del tempio capitolino fu integrata con un frontone in laterizio, così mettendo in risalto l’alzato. Più recentemente – tra il 1990 e il 2005 – l’indagine archeologica ha portato alla scoperta del cosiddetto Tempio repubblicano, forse il nucleo primitivo dell’area sacrale. Mosaici e affreschi parietali lo rendono il più suggestivo santuario del Nord Italia. A ciò si aggiungono i restauri del vicino complesso museale di San Salvatore e Santa Giulia, nonché delle domus dell’Ortaglia con il relativo Viridarium. Entro la geografia di un vasto isolato si respira l’aria dei secoli.

Ciò che suscita una forte impressione visiva nel “Parco archeologico” bresciano è la presenza massiccia del marmo di Botticino e della Breccia. Se Brescia è una “città di pietra”, proprio questo è il luogo che dà forma a una pratica costruttiva senza pari. Basti considerare la potente tessitura dei pilatri, delle colonne e degli ornamenti lapidei per comprendere come la sapienza dell’architettura romana abbia trovato nel materiale locale un eccezionale supporto. La classicità imperiale, con la sua aurea mediterranea, si è spinta fino a questa latitudine. Da quel momento la storia della città ha preso un indirizzo non più dimenticato.

Ma non solo l’architettura, perché la civiltà artistica romana ha introdotto l’uso scultoreo del marmo di Botticino e della Breccia nelle statue, nelle fontane, nelle are, nelle decorazioni. Sono frammenti sparsi in ogni dove, in particolare inseriti sulle pareti dei Monti di Pietà in piazza della Loggia. Proprio da lì nascerà il Rinascimento bresciano, e l’impronta del classicismo riecheggerà nel corso dei secoli.

L’ultimo atto di questa lunga vicenda ha riguardato il restauro della “Vittoria alata”, condotto dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. Per l’occasione l’architetto spagnolo Juan Navarro Baldeweg ha ideato un nuovo allestimento nella cella orientale del Capitolium. L’ambientazione, volutamente minimale e poetica, lascia lo spettatore in contatto diretto con l’assoluta bellezza della statua.

Vittoria alata, Brescia

Il mosaico e l’arte della decorazione.

Tra le tecniche artistiche più diffuse in età romana, i mosaici erano presenti in tutte le città dell’impero. Decoravano i templi, gli edifici pubblici e le abitazioni private (domus e villae). Forse di derivazione orientale e greca, raggiunsero l’apice figurativo nelle zone meridionali della penisola, dalla Sicilia a Pompei. Tuttavia anche alle latitudini settentrionali l’uso di ornamenti musivi divenne molto frequente e di grande effetto.

Sono bellissimi i reperti conservati nel “Parco archeologico” di Brescia romana, tra il Capitolium, le domus dell’Ortaglia e le sale espositive del Museo di Santa Giulia. Si percepisce la finezza della lavorazione, la qualità dei materiali e la ricchezza delle composizioni. I modelli, analoghi a quelli di Roma e Pompei, dialogano con le pitture parietali soprattutto nel Tempio repubblicano. Qui i piani pavimentali ricordano le campiture dei tappeti e ci parlano di una civiltà raffinata e sensuale.

Il più noto e meglio conservato è il mosaico della cella centrale del tempio di Vespasiano. Una composizione centrale di 25 metri quadrati ottenuta con tessere di diversi marmi, per lo più di provenienza greca e africana. Il disegno segue un assemblaggio minutissimo, dove gli intrecci ornamentali si fondono in un motivo centrico. In altri esempi la decorazione geometrica si accompagna a vere e proprie immagini naturalistiche e simboliche, come nel caso della figurazione della vite che compare nella cosiddetta domus di Dioniso. Molto frequenti i mosaici monocromi e “a terrazzo” formati da piccole schegge marmoree bianco-nere che non seguono alcuna disposizione regolare.

Dal Tempio repubblicano alle celle del Capitolium, dai pavimenti delle domus dell’Ortaglia ai reperti in Santa Giulia si snoda un percorso espositivo forse unico nell’alta Italia. È la manifestazione di una tradizione artistica che proseguirà nei secoli successivi, fino a giungere alle innovative tecniche di posa dei nostri giorni.

Sheraton Hotel, Muscat, Oman

Le realizzazioni musive che Marmi Ghirardi ha condotto in molte parti del mondo sono il frutto di una maestria che affonda in una sensibilità lontana. Così, ad esempio, lo spettacolare pavimento nella “Brasserie Chavot”, aperta nel quartiere Mayfair di Londra. Ghirardi G1938 ha brillantemente messo in opera il progetto ideato dallo studio Alex Kravetz Design. L’effetto ricorda le atmosfere parigine Art Nouveau, ma nasce dalla straordinaria abilità esecutiva delle maestranze italiane. Anche nella “Tea Library” dello Sheraton Hotel Muscat Oman si è avvolti dai vortici elegantissimi delle tessere bianco-nere e degli inserti a foglia d’oro, anche in questo caso frutto della maestria di G1938. Come una ripresa degli antichi mosaici romani, la superficie pavimentale accende l’ambiente e trasporta l’osservatore in una dimensione senza tempo.

Brasserie Chavot

Nel cuore di Londra il quartiere di Mayfair è da sempre un luogo residenziale esclusivo. Negozi, boutiques, locali alla moda e gallerie d’arte ne fanno un centro dell’eleganza internazionale. Qui s’incrocia il gusto tipicamente inglese con quello delle capitali più raffinate. È la ragione che ha portato lo chef stellato Eric Chavot ad aprire (fino al 2015) la “Brasserie Chavot” nella centralissima Conduit Street.

La tradizione dei bistrot parigini prevede una cucina semplice e una clientela popolare, ma l’estro creativo di Chavot ha voluto innalzare il livello. Ecco che anche l’ambientazione del locale ha combinato l’atmosfera francese con quella chic and cheeky (elegante e sfacciata) delle nuove tendenze. La cucina e l’arredamento diventano un vero e proprio brand.

Per realizzare la cornice del piccolo e suggestivo locale (26 x 8 m.) è stato chiamato l’architetto Alex Kravetz, noto per i suoi interventi signorili e molto classici. L’impronta quasi neo-palladiana traspare dalle semi-colonne corinzie alle pareti, mentre il tocco francese emerge dalle sedute di colore bordeaux e dal décor delle grandi specchiature. Il legante tra i due stili è invece italiano, come si vede nella pavimentazione a mosaico realizzata appositamente da Marmi Ghirardi.

Il fastoso intreccio di girali vegetali e la disposizione in diagonale nascono dalla figurazione rinascimentale, qui proposta in chiave rococò. L’assemblaggio delle tessere musive rispecchia la grande abilità artigianale di Marmi Ghirardi e si trasforma in occasione scenografica. Il mosaico è composto da 140 elementi delle dimensioni 105 x 105 cm ed è stato ottenuto con marmi di differenti tonalità: Botticino, Bardiglio, Verde Alpi, Giallo Siena, Rosso Levanto e Nero Marquina. Come un aristocratico tappeto il pavimento diventa la cifra iconica del locale.

Mentre le delicate tonalità della pavimentazione rendono luminosa la zona per il pubblico, un più severo accento classico è dato dai materiali dei bagni. Le pareti sono rivestite in marmo di Carrara, il piano di calpestio in marmo Silver Wave con venature a libro aperto. Altri inserti in pietra calcarea creano il raccordo con il corridoio e con le basi delle semi-colonne e delle porte. Ne deriva una complessiva percezione di rara accuratezza.

Luogo

Brasserie Chavot
Londra, UK

Architectural design

AK Design, Londra

 

Stone contractor

Ghirardi team
Italy

Materiali

Botticino
Bardiglio
Verde Alpi,
Giallo Siena
Rosso Levanto
Nero Marquina
Marmo di Carrara
Marmo Wawe

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