Numero 9

Luglio 2020

La biblioteca d’Alessandria

Edificio già mitizzato nell’Antichità, la Biblioteca d’Alessandria d’Egitto ha conservato la propria fama più per la distruzione che per l’effettiva incidenza nella storia culturale del Mediterraneo. La memoria dei cinquecentomila testi conservati ai tempi della dinastia Tolemaica ha attraversato i secoli, giungendo fino ai nostri giorni come idea della conoscenza assoluta: la biblioteca che contiene tutto il sapere umano.

Nel 1974 un comitato dell’Università di Alessandria ne propose la ricostruzione, avviata con un concorso internazionale del 1989. Vincitore risultò lo studio norvegese Snøhetta, che da quel momento si vide proiettato sulla scena mondiale dell’architettura. Le intenzioni dei progettisti tendevano a coniugare un’immagine fortemente simbolica con le più avanzate soluzioni tecnologiche. 

L’edificio inaugurato nell’ottobre 2002 si presenta come un enorme disco inclinato che fronteggia il mare, una sorta di omaggio al dio Ra e alla circolarità del sapere nel tempo e nello spazio. All’interno del volume cilindrico una superficie di 70.000 metri quadrati può accogliere fino a otto milioni di libri. Quindici sale per esposizioni permanenti, quattro per mostre temporanee, un Centro congressi e altre attrezzature completano la struttura destinata a migliaia di frequentatori. 

Uno dei più spettacolari aspetti della Biblioteca è il rivestimento della facciata esterna in granito “Shulman Grey”. 

Concepito come un muro lapideo di potente espressività, il materiale diventa lo sfondo su cui corrono delle incisioni ideate dall’artista egiziano Jorun Sanne, che ha voluto ispirarsi agli antichi geroglifici e rappresentare tutte le lingue del mondo in 120 stili differenti di scrittura. L’estensione del rivestimento – per cinquecento metri di lunghezza e una superficie di seimila metri quadrati – evoca la solennità dell’architettura storica egiziana, e tuttavia costituisce una vera e propria sfida della moderna tecnologia costruttiva.

Con la propria esperienza Marmi Ghirardi ha curato direttamente in loco tutte le fasi di realizzazione e la successiva posa delle sottili lastre di granito, le cui dimensioni di un metro per due seguono l’andamento curvo e l’inclinazione dell’edificio. Le giunture minime seguono una irregolarità controllata. Si tratta di un elegante esempio di quella ricerca indirizzata verso lo studio innovativo dei materiali di rivestimento e delle facciate come filtri architettonici.

 

Mistero e fascino del granito egiziano

L’immagine storica dell’antico Egitto è legata alle stupefacenti architetture in granito, per lo più estratto nell’area di Assuan e trasportato lungo il corso del Nilo. Non solo piramidi e templi, ma anche statue colossali, urne, grandi vasi e soprattutto obelischi: nove dei quali ornano fin dall’età imperiale le piazze di Roma. La simbologia vuole che l’anima stessa del granito egiziano sia quella del dio Ra.

La robustezza e la durabilità, unite alle gradazioni di colore, sono le caratteristiche apprezzate già agli albori della civiltà mediterranea e mai più tramontate. Fra i materiali da costruzione il granito è quasi il simbolo dell’eternità, e dunque la quintessenza della magnificenza regale e monumentale. Si spiega così il largo uso che se ne fece anche in epoca tardo antica, medievale e rinascimentale tanto negli edifici religiosi, quanto nei palazzi nobiliari.

La roccia ignea, formata dalla lenta cristallizzazione del magma, possiede una tipica grana visibile a occhio nudo nelle tonalità rossa, rosa, grigio o bianco. A distanza si percepisce come un’omogenea materia che vibra alle condizioni della luce, in particolare nei manufatti levigati e politi.

Il granito egiziano Shulman Grey costituisce una delle varianti più pregiate, e grazie alle proprietà meccaniche e coloristiche è impiegato in una larga gamma di soluzioni architettoniche e ornamentali. La grana molto fine si presenta con una pigmentazione chiara e lieve, adatta a molteplici impieghi: dai piani per le cucine alle lastre per i pavimenti e i battiscopa, dagli arredi interni alle vasche e ai contenitori. Resistente agli acidi e al gelo, il granito Shulman Grey può diventare un evocativo interprete dei rivestimenti esterni, come dimostra la grandiosa facciata circolare della Biblioteca Alexandrina curata nell’esecuzione tecnica direttamente da Marmi Ghirardi e inaugurata nel 2002. Lo stesso prestigioso materiale è stato scelto da Marmi Ghirardi anche per la recente realizzazione della propria sede aziendale.

La sede della pietra naturale

Immersa nel verde della Pianura Padana, la nuova sede di Marmi Ghirardi viene inaugurata a Carpenedolo (Brescia, Lombardia) nel 2017. 

L’edificio nasce da un’idea progettuale dell’Arch. Lodovico Reguitti e dell’Ing. Loris Scaroni, condivisa e sviluppata al fianco della famiglia Ghirardi stessa.
La nuova sede, direzionale e produttiva, che si estende su oltre 600 mq di uffici e 5000 mq di produzione, riflette appieno gli oltre ottanta anni di storia dell’azienda all’insegna della passione per il marmo e risponde appieno alle esigenze di una realtà conosciuta e apprezzata da progettisti di tutto il mondo.
La struttura è simbolo dei valori che Ghirardi trasmette sin dalle sue origini: solidità, pragmatismo, qualità totale, attenzione ai dettagli, massima personalizzazione. 

Nelle parole dell’Arch. Lodovico Reguitti scopriamo il concept generale.

Idealmente la palazzina direzionale è un monolite di granito egiziano, scomposto ed intersecato da volumi netti, trasparenti e da telai di carpenterie metalliche che ne alleggeriscono le forme e permettono suggestivi connubi pietra-acciaio-vetro. 

Sulla facciata dominano grandi lastre di granito a matrice asimmetrica, alternate con conci resi estremamente materici dalla lavorazione a mano. 
Le forme semplici dell’insieme, apparentemente statiche, vengono rese immediatamente dinamiche dal tema, molto presente nell’edificio, dell’asimmetria ordinata nel trattamento delle textures di superficie.

Una lunga pensilina a sbalzo in carpenteria metallica, protegge la facciata vetrata degli uffici operativi al piano terra, in un’alternanza di pannelli vetrati e montanti verticali.

All’interno troviamo la sala riunioni, completamente trasparente verso lo spazio a doppia altezza dell’ingresso, ma anche verso il paesaggio verdeggiante in cui è immersa, con il suo volume di cristallo che fuoriesce dal fabbricato e si protende verso la campagna.
La pietra è protagonista anche all’interno, i colori caldi della Breccia Bresciana proveniente dalle cave Ghirardi di Gavardo, sono il tema dominante, ma discreto ed elegante. La scala interna nella hall d’ingresso, ripropone il tema dell’acciaio e della pietra, ma questa volta sono assolutamente dominanti i masselli giganti di Breccia rispetto alla tecnica e all’acciaio. Un lungo bancone di marmo dalle spettacolari venature nella sua perfetta fattura ancora una volta a dimostrazione delle capacità artigianali dell’azienda, accoglie i visitatori all’ingresso.

Al di là della scala, un’ampia vetrata lascia intravedere il “giardino della scultura”, dove è collocata un’imponente creazione di Franco Ghirardi, past president che della lavorazione del marmo ne ha fatto non solo una professione, ma anche un’espressione artistica. 

Le soluzioni adottate per l’edificio produttivo hanno puntato ad ottenere una qualità progettuale, proponendo una combinazione di volumi semplice, scandita da un ritmo di facciata nel quale l’asimmetria dei conci e la matericità sono ancora il tema dominante, rompendo la regolarità percettiva tipica della prefabbricazione industriale.
I pannelli, in graniglia di Botticino martellinata, alternano texture con un disegno asimmetrico, complessivamente con una resa materica molto simile ad un manufatto in pietra e proponendo così un sistema di macro-conci orizzontali. Un sistema di terrapieni inerbiti e un filare di alberi ad alto fusto, a formare una corte ideale intorno al sito, contengono l’impatto complessivo sul paesaggio.

L’impatto ambientale

Con la nuova sede, l’azienda ha ulteriormente migliorato le fasi produttive integrando un nuovo impianto Filtropressa che permette il completo riciclo delle acque, un processo per il recupero e la valorizzazione dei fanghi e degli scarti di lavorazione della pietra naturale, che permettono di dare nuova vita al sottoprodotto.

Sono stati installati inoltre due impianti per l’abbattimento delle emissioni in atmosfera: un fotovoltaico da 80kw per l’uso dell’energia solate, che contribuisce al risparmio di circa 45 tonnellate di CO2 all’anno, e un impianto di climatizzazione innovativo.

I dati principali del progetto

  • 600 mq di uffici direzionali
  • 5.000 mq di struttura produttiva
  • 100 kw di impianto fotovoltaico installato

I materiali e le tecnologie

  • Struttura a pilastri e solai prefabbricati
  • Tamponamenti in laterizio
  • Contropareti in cartongesso
  • Facciata isolata ventilata in lastre da 3 cm granito Shulman Grey, sotto struttura in acciaio inox
  • Pavimentazioni a grande formato in Breccia Laredo Chiaro di Gavardo
  • Impianto di riscaldamento in pompa di calore aria-aria, ventilazione meccanica controllata   

 

Luogo

Carpenedolo, Brescia
Italia

Architectural design

Arch. Lodovico Reguitti
Ing. Loris Scaron

 

Stone contractor

Ghirardi team
Italy

Materiali

Breccia Aurora Laredo Chiaro

Breccia Marina Blu

Granito Shulman Grey

Brescia Beige

Emperador Dark

Rosso Damasco

Giallo Siena

Cremo Delicato

Nero Portoro

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